La sostenibilità come fattore di successo che rende migliore l’ambiente organizzativo di lavoro e che migliora la produttività e la capacità di attrarre talenti è un campo di indagine che ha avuto una crescente attenzione delle scienze sociali negli ultimi anni.
L’indagine è nata dalla necessità di capire quali sono le leve che spingono i collaboratori a scegliere un’impresa piuttosto che un’altra e se la scelta sia influenzata solo dal livello di inquadramento economico o se invece rilevano altre variabili, come il fatto di essere sottovalutati nell’ambiente di lavoro, non coinvolti in processi di crescita personale o più genericamente dover lavorare in condizioni di scarso benessere.
Il WEF (World Economic Forum) citando uno studio del McKinsey Health Institute ricorda che investire nel benessere dei dipendenti potrebbe aumentare l’economia globale fino a 11,7 trilioni di dollari.
Il Centre for Health and Healthcare del World Economic Forum collabora da tempo con alcuni partner per approfondire la tematica e trovare prove che confermino come il benessere sul posto di lavoro migliori la produttività e la resilienza della forza lavoro.
Le evidenze mostrate dagli studi pubblicizzati dal World Economic Forum (WEF) sono illuminanti: in base a delle interviste solo un quarto dei lavoratori negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada è effettivamente felice del proprio lavoro.
Questi risultati vanno interpretati ma certamente ci consegnano alcune possibili conseguenze: lavoratori insoddisfatti minano la produttività delle imprese e l’insoddisfazione protratta nel tempo compromette la salute mentale dei lavoratori.
L’atteggiamento dei dipendenti nei confronti delle pratiche organizzative è fondamentale, poiché il successo e la sopravvivenza delle imprese, dipendono sempre dall’efficienza del capitale umano.
1) La sostenibilità sociale nel contesto organizzativo e lavorativo
La sostenibilità sociale nel contesto organizzativo e lavorativo è correlata a diverse variabili, tra queste le più sentite e studiate sono:
• l’equità sociale;
• le pari opportunità di lavoro;
• la tutela della salute e la sicurezza;
• la formazione e l’istruzione in funzione della crescita professionale;
• l’acquisizione e la condivisione di nuove conoscenze;
• le politiche di incentivazione e di welfare aziendale;
• l’attenzione alla conciliazione vita-lavoro;
• il coinvolgimento nei processi decisionali;
• la promozione di strategie organizzative dal basso in una logica (Bottom-UP);
• la promozione di politiche che garantiscono l’inclusione e la diversità.
Spesso la tutela della salute, e non solo della sicurezza sui luoghi di lavoro, è vista come un obiettivo fumoso e distante dalle logiche di impresa, ma non è così. Un recente studio dell’Health Institute attesta come l’evoluzione della durata della vita, le malattie legate all’età, ciò su cui lavoriamo e il modo in cui lavoriamo richiederanno alle persone di godere di una migliore salute fisica e mentale più a lungo e di essere più resilienti e adattabili al cambiamento;
Molte organizzazioni sottovalutano sostanzialmente questi potenziali benefici. Ad esempio, le aziende possono avere difficoltà a quantificare i costi di una riduzione di produttività, per cui i dipendenti non lavorano al massimo delle loro potenzialità; ignorare questi vantaggi spinge, al contrario, le imprese a cercare di migliorare la performance economica concentrandosi sulla riduzione dei costi diretti, come l’abbandono e l’assenteismo, che sono più facilmente misurabili.
Tuttavia, si stima che l’abbandono e l’assenteismo rappresentino solo tra un ottavo e un quarto delle opportunità totali.
In conclusione rileva porre l’attenzione sul fatto che il futuro del lavoro per le imprese sia senza dubbio quello di aumentare il benessere dei lavoratori, non solo per questioni etiche importanti e imprescindibili, ma anche per migliorare la produttività e avere performance lavorative adeguate.